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la legge interiore e il malaffare febbraio 18, 2010

Posted by pagineonlife in società.
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L’altro giorno ho passato una bella mattinata ascoltando alcune riflessioni del professor Bartolo Iossa, docente di filosofia, autore di “Le betulle di Friedrich”. Un incontro durante il quale abbiamo conversato di legge, giustizia e pena. E a proposito di legge ci siamo soffermati sulla legge interiore. Mi spiegava Iossa che sopra l’ordinamento delle leggi degli uomini, leggi che spesso mutano nel tempo, c’è una legge immutabile che è la legge interiore, legge non scritta che è fondamentale nei rapporti umani. Iossa mi fece l’esempio del caso accaduto a Willy Brandt che fu cancelliere della Repubblica federale tedesca tra il ’69 e il 74: in seguito alla scoperta di una rete di spionaggio al servizio dell’Unione sovietica, Brandt, pur totalmente estraneo ai fatti, si dimise lo stesso dalla carica che ricopriva. E a chi gli chiedeva perché, visto che era innocente, lui aveva risposto che lo doveva fare per rispettare le leggi della democrazia. Aggiungeva il professor Iossa che il primo giudice siamo noi: è a noi che dobbiamo rispondere di ogni nostro operato. Qualcuno la chiama coscienza, ma non è questo il punto. Il punto è che oggi quella responsabilità verso se stessi, l’idea greca che è meglio subire un’ingiustizia piuttosto che farla, oggi è completamente scomparsa. E la corruzione impera. Qualcuno la fa franca, qualcun altro no, ma tutti costoro non sentono più la voce interiore di fare il bene e non il male. Spesso si dice “non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te”, ma in realtà – come mi spiegava il mio amico filosofo – la frase detta così non va bene. Nel Vangelo di Matteo la frase è diversa. La frase in questione è scritta così: fai agli altri quello che vuoi sia fatto a te. Poter fare il bene e non farlo, questo è il male.

Ieri ho letto i pensierini di Galli della Loggia in prima pagina sul Corriere. Da vomito. A parte la precisazione iniziale che rubano e sono corrotti tutti, anche i politici di sinistra, Galli della Loggia (fa bene Travaglio a chiamarlo il gallo del pollaio) arriva a dire che è l’Italia la causa della corruzione italiana, che la corruzione è nelle radici del nostro paese. Insomma la politica non c’entra. Secondo lui, la corruzione gli italiani ce l’hanno nel Dna. E dunque non è cambiando governo che scompaiono gli scandali. A parte che non credo affatto che siamo tutti ladri e corrotti, pur ammettendo che non è cambiando governo che finiscono gli scandali, personalmente preferisco 1) che al governo ci siano persone rette e oneste; 2) che le persone corrotte se ne vadano a casa; 3) che chi scrive sui giornali opinioni e commenti non faccia di tutta l’erba un fascio, accusando tutti e così assolvendo tutti, mantenendo lo stato attuale di repubblica degli scandali e magari chiedendo che siano vietate le intercettazioni telefoniche. Tipo non disturbate il manovratore.
P.s (aggiornamento 19 febbraio): rastrellamenti; soldi cognati e favori, massaggi e mal di collo, risate notturne, emergenze e feste… tangenti…birbantelli.